Le trappole per i turisti sono quei ristoranti con i menù in cinque lingue e i buttadentro che ti «invitano» a entrare nello loro ristorante in cui servono un’infinità di piatti diversi, sempre dai prezzi salati.

Sono facilmente riconoscibile, ma un momento di debolezza può farci cadere nel tranello.

Quando sono andato a Torino per un mese mi è capitato solo due volte, ma sono due volte di troppo.

La prima volta era una sera piovosa a Torino, avevo trovato un buon ristorante su Internet ma quando mi sono recato davanti era chiuso. Non c’erano tanti ristoranti aperti, e poi ne ho trovato uno con pochi clienti (brutto segno!) e con un menù di cucina piemontese. Quando il cameriere ha iniziato a parlarmi in inglese, ho capito che era una trappola. Ho mangiato un piatto e sono tornato a casa.

La seconda volta ero andato una giornata a Susa e volevo mangiare qualcosa velocemente per poi passeggiare nella città e i dintorni. C’erano turisti francesi dappertutto perché la città è molto vicina alla Francia e tanti si fermano per mangiare prima di continuare il loro viaggio in macchina verso altri posti in Italia. Sono arrivato piazza Trento e qua c’era un «buttadentro» che incitava i passeggianti a venire dentro il suo ristorante. La mia voglia di mangiare velocemente mi ha fatto cadere nella trappola. Appena ho accettato di entrare, il buttadentro, che probabilmente pensavo che non capissi, ha chiesto alla sua collega di “buttar[mi] quà”, mostrando un tavolo con la mano.

Essendo da solo e quindi non avendo nessuno a qui parlare, ho avuto l’opportunità di osservare il loro movimento. I piatti non erano cattivi ma l’obbiettivo era di andare il più veloce possibile per servire il più grande numero di cliente possibile. C’era un buttadentro a tempo pieno e uno che faceva anche cameriere. Chiamavano anche le persone che camminavano dall’altro lato della strada. Se le persone erano dubbiose, il buttadentro chiedeva alla sua collega di portarle un bicchiere di prosecco ciascuno. Se erano entusiaste, non serviva il prosecco.

Il lato positivo è che ho potuto mangiare velocemente come lo volevo. Quello negativo è che ho poi scoperto due trattorie carine che erano solo a qualche decina di metri un po’ più avanti. Ho poi anche scoperto che tutti i turisti francesi (o comunque gli altri turisti) volevano solo mangiare e ripartire, e quindi non c’era nessuno nel (piccolo) anfiteatro romano o sotto l’arco di Augusto —benché siano i principali luoghi turistici della città. Se avessi saputo questo, probabilmente non avrei cercato di mangiare velocemente e mi sarei goduto un buon pranzo in una piccola trattoria lontana dall’agitazione del centro.

E voi, siete già caduti in queste trappole?


Grazie a questo post del food traveler che mi ha permesso di imparare l’espressione «trappola per i turisti» (è la stessa in francese: « piège à touristes ») e la parola «buttadentro».