A novembre del 2022 è stato pubblicato dalla casa editrice Accento l’antologia Quasi di nascosto, che contiene 12 racconti da 12 nuovi autori sotto i 25. Il libro nasce come risposta alla domanda «Cosa scrivono oggi i giovani?», come un’eco al progetto simile Under 25 ideato da Pier Vittorio Tondelli negli anni 1980. Il titolo deriva dal modo di scrivere dei giovanissimi autori attuali: scrivono sì, ma quasi di nascosto.

La maggior parte degli autori sono giovanissimi e sconosciuti. Michela Panichi è l’unica ad aver una notorietà preesistente in quanto vincitrice del Campiello Giovani 2020. Il suo racconto Abbandono (pp. 61-80) è ambientato nel Novecento in un collegio femminile in cui l’atteggiamento di una insegnante (la «signorina Doria») nei confronti di un’altra più giovane suscita prima curiosità, poi gelosia e invidia.

All’inizio non si sa dell’esistenza di questa giovane insegnante, è solo più tardi nel racconto che compare da persona. Il primo riferimento a essa è un nome pronunciato dalla signorina Doria durante la lettura di un componimento (p. 63):

Eppure, nonostante non conoscessimo il desiderio, a volte ci domandavamo chi fossero quelle alunne ricordate nei componimenti della signorina Doria. […] Solo una volta si era lasciata scappare un senhal in un’ode che ci aveva turbate e immalinconite. Viola.

Più tardi, la giovane insegnante compare per la prima volta e la signorina Doria la chima per nome (p. 66):

[…] Soprattutto, il fatto che [la signorina Doria] l’avesse chiamata Viola ci rivelò che il senhal non era tale e che tra le due insegnanti esisteva un’intimità.

Questa parola «senhal» mi ha incuriosito, non l’avevo mai vista e la sua ortografia con la h in mezzo sembrava poco italiana. Infatti, è una parola occitana antichissima che descrive l’appellativo riservato alla donna amata nella poesia trobadorica e provenzale. È un modo per alludere alla donna amata o anche ad un altro personaggio senza mai nominarli direttamente. La sua pronuncia in italiano è «segnàl».

Nel racconto di Panichi, prima si pensa che «Viola» sia un nome di fantasia per alludere ad un’altra donna, quindi un senhal (p. 63), ma poi si rivela che Viola è il suo vero nome (p. 66) e non un senhal. Questa parte è comunque solo l’inizio del racconto, non vi svelo cosa accade dopo. Non l’ho ancora finita, ma per adesso tutta l’antologia è interessante: non tutti i racconti sono dello stesso livello ma una gran parte auspica produzioni interessanti se gli autori continuano a scrivere.

Oltretutto, mi è piaciuto di scoprire una parola così antica in un testo così contemporaneo.


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