15 risposte agli italiani
Questo post è una risposta a un video YouTube semi-serio del 2016 intitolato «19 Questions pour les Français» in cui qualche italiano pone 19 domande ai francesi.
Ecco delle risposte per le principali domande. Queste domande sono state fate da italiani a Parigi, quindi molte sono in realtà delle domande ai parigini più che ai francesi.
1. «Perché usate le parole “panino” e “salame” sempre al plurale?»
In francese si usano molte parole italiane al plurale come se fossero al singolare: tutti i tipi di pasta (spaghetti, ravioli, penne (pronunciato «pene»), linguine, farfalle) e altri: panini (anche se non sono la stessa cosa in francese), antipasti, paparazzi, graffiti.
È una domanda interessante a cui non ho (ancora?) trovato risposta.
2. «Perché una baguette di un metro la coprite con un fazzoletto di 10 centimetri?»
Questo non è proprio vero, perché tanti boulangeries usano un sacchetto di carta. Alcune usano un fazzoletto, ed è perché non c’è bisogno di più: la baguette si tiene in mano, e quindi basta un fazzoletto per non avere la mano direttamente in contatto con il pane.
3. «Perché fatte così tante riunioni?»
Quest’abitudine di fare tante riunioni ha anche un nome in francese: «réunionite». La causa principale può essere che le riunioni sono fatte male: molte sono inutili e fatte solo per dare un impressione di controllo, tante non hanno nemmeno un ordine del giorno e quindi durano più di necessario perché le persone non hanno potuto prepararle.
4. «Perché avete un coniglio per indicare un pericolo? »
La domanda fa riferimento al coniglio della metropolitana di Parigi. È stato ideato da Anne Le Lagadec nel 1977, che ha scelto un coniglio (antropomorfo) perché rappresenterebbe la fragilità e la dolcezza, e corre dappertutto senza fare attenzione.
5. «Perché quando affermate qualcosa sembra che vi sentite male?»
La domanda fa riferimento ad alcune persone che aspirano l’aria quando dicono «ouais». Si può sentire per esempio alla fine di questo video. Si chiama il «oui aspiré» in francese, e molti francesi lo odiano. Non è una cosa tipicamente francese però, anche nel nord della Svezia hanno una specie di «sì aspirato».
6. «Per quale motivo date del voi pure ai bambini di cinque anni?»
Questa domanda è esagerata, ma è vero che in francese la distinzione tra il voi e il tu non è la stessa dell’italiano. In francese si dà del voi al cameriere del ristorante, per esempio. Non è una cosa strana, è solo una cultura diversa. Invece gli italiani sono molto più formali dei francesi quando scrivono delle mail: in francese scriviamo solo «Cher/Bonjour monsieur», non abbiamo tutte le sfumature tipo «Egregio Sig.»/«Spettabile Sig.»/«Gentile Sig.»/«Gentilissimo Sig.»/ecc dell’italiano.
7. «Come mai dite FAQ?»
La domanda fa riferimento alla sigla di «Foire aux questions» («Frequently Asked Questions» in inglese). Non so perché la persona che pone la domanda la pronuncia /fʌk/, in realtà si pronuncia /fak/ (ed esiste anche in italiano).
8. «Perché in metropolitana vi ammassate tutti quanti alla porta d’entrata e lasciate il resto del vagone vuoto?»
Probabilmente perché la maggior parte della gente non deve aspettare più di qualche fermata prima di scendere. Le fermate della metro parigina sono molto vicine fra loro: la media del tempo tra due stazioni è di 1.5 minuti.
9. «Come mai usate la pasta come contorno?»
Probabilmente perché non abbiamo un primo e un secondo pasto: solo un pasto unico. In Francia, la pasta è, come il riso e la verdura, prima di tutto un contorno. Questo vuole anche dire che la pasta non è preparata così bene che in Italia: è molto spesso servita bianca con burro e un po’ di emmental.
10. «Perché quando non sapete qualcosa fate il pernacchio?»
È un modo di esprimere la propria ignoranza senza una parola, come il «boh» italiano, ma non sono riuscito a trovare una spiegazione.
11. «Perché mangiate funghi, cavoli, peperoni crudi e non li cucinate?»
Ci sono delle persone che li mangiano crudi, e altri (come me) che li mangiano cotti. Più persone li mangiano cotti però, per esempio il cavolo bianco (cotto) è uno dei principali ingrediente della choucroute mentre il cavolo crudo si ritrova solo in alcune insalate esotiche (tipo quella dei ristoranti giapponesi).
12. «Perché per organizzare una serata ve lo devo dire otto mesi prima?»
Questa cosa di avere un calendario pieno di eventi (in francese di dice «avere un calendario da ministro») è tipico delle grande città come Parigi o Milano. Non avrete questo problema andando in altre città in Francia. Un’altra differenza tra Parigi e il resto della Francia sono gli orari: a Parigi si va al lavoro più tardi e si finisce più tardi. È normale finire il lavoro verso le 6-7 della sera a Parigi, mentre nel resto della Francia sarà piuttosto verso le 5-6.
13. «Dato che le metropolitane passano ogni cinque minuti al massimo, perché non aspettare?»
Penso che questa domanda faccia riferimento alle persone che cercano di entrare nella metro strapiena anche quando c’è ne un’altra qualche minuto dopo (a Parigi). Ho due possibile risposte: non ci si può essere sicuri che la metro di dopo sarà meno piena (dipende molto dall’orario), e questo fatto delle metro ogni due minuti fa che prevediamo meno tempo in più per il tragitto perché siamo sempre sicuri di avere una metro senza aspettare troppo.
14. «Perché avete inventato il bidet e non lo usate?»
Questa è una grande domanda e la risposta più semplice sia che l’abbiamo rimosso nei nostri bagni a Parigi perché gli appartamenti sono piccoli e non c’è spazio per tutto. So che non è una risposta soddisfacente perché anche in Giappone mancano di spazio eppure hanno conservato il bidet integrandolo alla tazza da bagno con comandi elettronici complicati.
15. «Perché dite sempre “bonjour”, pure alle 10 di sera? E da quando si può dire “bonsoir”?»
Ognuno ha la sua propria regola, ma direi che si dice “bonsoir” dopo le 6 di sera, e un po’ prima durante l’inverno perché la notte cade più presto. Tra l’altro, è un problema che si incontra anche in Italia: mentre al Nord seguono più o meno la stessa regola della Francia, a Sud capita spesso di sentire «buonasera» anche alle 2 del pomeriggio.