La scena si svolge a Parigi, un giovedì di febbraio alle 6 e mezza del mattino, nella parte Sud della rue du Faubourg-du-Temple, vicino alla place de la République. A questa ora la città è ancora sonnolente, c’è pochissima gente per strada, fa ancora buio. Si può attraversare la strada senza aspettare il semaforo verde tanto non c’è nessuna macchina.

La rue du Faubourg-du-Temple è una via antica di Parigi, abbastanza stretta e ricca di negozi. Scende dalla collina da Belleville fino a la place de la République, in cui cambia nome in rue du Temple («via del tempio», in riferimento all’ordine templare che aveva sede nel quartiere nel XIII secolo) per ragioni storiche in cui non dilungherò qui.

In mezzo a questa strada, ci sono tre camion, l’uno dietro l’altro. Un camion per locale. Del primo stanno scaricando fusti di birra per il bar. È l’unico locale ancora aperto a quest’ora, i pochi clienti rimasti che hanno passato la notte lì tra drink e chiacchiere vedono arrivare l’alcool che alimenterà le chiacchiere della notte successiva.

Il camion successivo è davanti alla macelleria. Non si vede bene l’interno del camion perché la luce non c’è. Ma una volta usciti dalla penombra, si vedono i grossi pezzi di carne sospesi con dei ganci di acciaio che sono per entrare nella cella frigorifera del negozio. Fanno in fretta perché la carne rimasti fresca.

Il terzo camion, all’incrocio con la rue Toudic, sta scaricando un ingrediente molto presente in quello che mangiamo ogni giorno: la farina. Infatti, è davanti alla boulangerie all’angolo. Sembra appena arrivato oppure sul punto di partire: i portelloni posteriori non sono aperti, e non si vede nessuno. Mi chiedo come si trasporta la farina. In grossi sacchi? Oggi non avrò la risposta.

Ci sono probabilmente altri camion in altre vie della città. Ma non li vedrò, perché sono arrivato in fondo alla strada, e scendo le scale per prendere la metro che mi porterà a la gare de Lyon, in cui salirò sul treno per Torino.